Item Number 7
<p>Nella filosofia orientale ? diffuso l'ideale metaforico dell'essere come l'acqua. Per aver successo, in una strada densa di imprevisti, ? necessario comportarsi come farebbe un ruscello. Vale a dire che, di fronte ad ostacoli e barriere, ? bene cercare la propria strada adattandosi al terreno che ci si trova davanti, evitando i punti forti dell'ostruzione, aggirandoli e intaccando i punti deboli. Non ostinarsi nel procedere a testa bassa ma fluire in maniera elastica giungendo all'obiettivo in modo da ottenere il massimo risultato col minimo sforzo. Una bella figura che richiama un deciso pragmatismo. E lungo il corso del Medioevo, ad est, ci fu una grande potenza che, pi? o meno consciamente e coerentemente, scelse la strada del pragmatismo per far fronte a pericoli che ne minavano la stessa sopravvivenza: l'Impero Bizantino. La deposizione dell'ultimo imperatore romano d'occidente Romolo Augusto da parte del generale barbaro Odoacre, avvenuta nel 476 d.C., segna canonicamente la caduta dell'Impero d'Occidente e la fine della Storia Antica che cedette il passo al Medioevo. Ma se Roma cadde, cos? non fu per la <em>pars Orientis</em> dell'Impero Romano. Nata in quanto entit? politica autonoma nel 395 d.C. in seguito alla divisione dell'Impero attuata da Teodosio I, la sua fu una lunga esistenza che attravers? l'intero Medioevo fino alla caduta di Costantinopoli per mano degli ottomani nel 1453. L'Impero Bizantino nella Storia Medievale del Mediterraneo ha avuto un ruolo da protagonista, mantenuto anche grazie alla capacit? di adattare la propria politica al procedere degli eventi. Fu questa una capacit? che si dispieg? in particolare nell'ambito dei rapporti diplomatici, decisivi vista la posizione geografica dell'Impero, crocevia di continenti, popoli e culture. In questa stessa posizione geografica, quanto mai infelice rispetto alla controparte occidentale, diviso su tre continenti (Europa, Africa e Asia), con poche frontiere naturali e un territorio caratterizzato in generale da scarsa profondit? strategica, l'Impero seppe resistere a lungo, anche in momenti critici di totale isolamento e pressione nemica sulle frontiere, perch? seppe rivedere la sua strategia rispetto al <em>modus operandi</em> prevalentemente seguito dall'Impero Romano in et? antica. Facendo meno affidamento sulle forze militari, pur sempre efficienti ma utilizzate pi? come un elemento di deterrenza, operando diverse forme di persuasione per gestire le crisi politiche e militari che via via si presentarono, adottando un ottimo meccanismo di raccolta delle informazioni sulle potenze concorrenti (ottimo per lo meno rispetto al periodo storico di riferimento, di certo approssimativo se paragonato alla cosiddetta <em>intelligence</em> dei nostri tempi), l'Impero mostr? una tenuta eccezionale anche di fronte a sconfitte militari apparentemente decisive, tenuta possibile solo grazie alla strategia di lungo respiro perseguita lungo l'intero corso della sua secolare storia. In questo libro si esamineranno gli aspetti salienti dell'azione politica e militare bizantina nei confronti di popoli e potenze straniere. Nella prima parte si descriveranno l'insorgere delle principali minacce esterne che misero in serio pericolo la stessa sopravvivenza dell'Impero, nonch?, in generale, l'azione politico-diplomatica diretta verso il contenimento di tali minacce. Nella seconda parte si prenderanno in considerazione alcuni casi specifici particolarmente significativi rispetto ai rapporti diplomatici di Bisanzio con i suoi vicini, in particolare la creazione del cosiddetto <em>Commonwealth</em> Bizantino e il complesso rapporto con Venezia.</p>画面が切り替わりますので、しばらくお待ち下さい。
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